venerdì 26 marzo 2010

IL RIMEDIO OMEOPATICO


“Il rimedio omeopatico non costituisce un rimedio momentaneo che agisce su un organo solamente, ma si distacca dal ruolo tecnico, per tentare di elevarsi e riuscire a capire un uomo in lotta con la propria malattia” (Così Hahnemann).

Ogni rimedio ha in esso un “Principio Attivo Specifico”, sempre presente.
Le medicine omeopatiche derivano dal mondo animale, vegetale, minerale e le sostanze vengono diluite, dinamizzate e mescolate con altre sostanze inerti (saccarosio, lattosio, alcool, glicerina). Si diluisce solo ciò che è solubile, si tritura invece ciò che è insolubile mescolandolo nel mortaio, con il lattosio e poi si dinamizza il tutto con lo “scuotimento”.
In omeopatia si possono distinguere due tipi di rimedi:
Rimedio Simillimum. È il rimedio costituzionale, che agisce sull’intera persona dell’ammalato, nel caso di malattie croniche.
1. Rimedio similis. È quello che viene somministrato quando l’urgenza lo richiede.
2. Antitodo. È il rimedio che annulla o diminuisce gli effetti indesiderati causati dall’assunzione di un precedente rimedio.

Il rimedio omeopatico è lo strumento, altamente individualizzato, prescritto ad un paziente che viene esplorato nella sua identità più intima. Esso risponde alle esigenze di unità del corpo con la mente, della materia con la psiche, è una chiave di serratura personalizzata.
L’omeopatia classica Hahnemanniana non cura la malattia ma il malato, nel senso che essa va ad esplorare la causa che determina la malattia, l’insieme cioè dei fattori mentali e fisici propri del paziente che, non essendo in equilibrio dinamico, sono responsabili del quadro patologico. Solo così si può guarire, curando il malato nella sua globalità. Non si tratta allora di “sopprimere” i sintomi ma di “guarirli”.